Per vivere bene in un monolocale spesso non basta appendere uno specchio sul muro per sentire lo spazio attorno a sé ingrandirsi. Ma nell’ottica di “farsi bastare quel che hai” ci sono dei trucchi che possono essere adottati per evitare di sentirsi un topo in gabbia.
Prendiamo il caso dei 30 metri quadrati di Gary Chang, architetto cinese che non ha voluto rinunciare a vivere nel centro di Hong Kong e ha trasformato il suo monolocale in una piccola reggia, ecosostenibile e accogliente. Un monolocale che si ‘trasforma’ in ventiquattro stanze. Il trucco è un sistema di pareti mobili che consentono di usare lo stesso spazio per diverse funzioni. Rifiniture di pregio, soffitto a specchio, letto ribaltabile e perfino un’amaca al posto del divano. Ma la trovata irrinunciabile è allargare la minuscola finestra e farla diventare una intera parete a vetro.
Meno metri quadrati e capacità tecniche ma più fantasia per il giovane ed entusiasta Christian Schallert, che ci racconta di quando andò a vedere la sua nuova casa vedendone subito le – nascostissime – potenzialità.
La sua idea per trasformare un monolocale di 24mq in una casa è la stessa che abbiamo visto in “Ragazzo di campagna” quando Renato Pozzetto, appena arrivato in città, si trova a vivere in un microspazio in stile giapponese. Quindi scomparti e ribaltine come se piovesse, doccia in sala e tanto buon umore. Cosa avvantaggia però il giovane architetto fai da te? Vivere in un attico a Barcellona e avere un terrazzo. Bella forza. Complimenti comunque a chi affronta col sorriso l’impresa epica di abitare in quella che sembra più una piccola barca piuttosto che una casa.
Stefano D’Andrea